LA SEICENTO CON LE PORTE CONTROVENTO

Blog: "L'Italia che mi piace ricordare".


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Mio padre la comprò di seconda mano più o meno nel 1960/1961, quando frequentavo le elementari.
Nella testa dei miei genitori doveva servire ad andare a lavorare oppure a fare la spesa? Assolutamente no. Serviva per spostarsi alla domenica dalla grande città ad una rottamatissima cascina di campagna. Il muso e la forma della macchinetta mi furono subito simpatici, tanto che diventata adulta ho per decenni utilizzato la micra bianca, che assomigliava alla seicento di mio padre. La simpatia si manifestò subito, quando "battezzai" la seicento con il nome di Cesarina.
Subito diventò "Cesarina" anche per i miei e più nessuno la chiamò "la macchina": "Dove hai posteggiato Cesarina?", "Vai a prendere Cesarina?", "Cesarina si è guastata", ecc. 
Io avevo problemi gravi di salute e camminare a piedi era per me molto faticoso; salivo volentieri a bordo di Cesarina. Mi sedevo dietro e mi sentivo calda e protetta. Durante il percorso, 90 volte su 100 i miei litigavano furiosamente e non si occupavano di me, che mi estraniavo rifugiandomi nella fantasia. Fantasticavo così tanto che , giunti a destinazione, mi dispiaceva scendere. Il motore di Cesarina faceva un rumore forte ma costante. Aveva gli interni di fintissima pelle, cioè plastica e le famose porte contro vento. Ed ecco che fioccavano le raccomandazioni : "Hai chiuso vene la porta?, Hai messo il fermo? Perchè se si apre la portiera Cesarina sbanda!" In realtà la seicento, se la portiera si apriva all'improvviso, faceva un vero testa-coda, perché la portiera si spalancava e funzionava come una vela spinta dal vento.

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